Progetto Porte della Badessa

LA STORIA DELLE BADESSE

L’origine
Donne di nobile ceto, obbligate ed indottrinate per secoli fin dalla tenera età al destino della vita monacale, spesso una vita imposta e quasi mai scelta, costrette nella gabbia della clausura.
Protagoniste un gruppo di suore benedettine cistercensi, che nel 1266 fuggirono dalla Grecia, dal monastero di Santa Maria “de Viridario” di Methoni’; approdarono al porto di Brindisi ed ebbero per volere di Papa Clemente IV, protezione e concessione del Monastero di San Benedetto in Conversano ed annessi poteri, tra cui la dignità vescovile e i diritti feudali già concessi all’abate; sostituendo così di fatto il vescovo. Quello fu il viaggio che rivoluzionò i tempi per quasi ben seicento anni.

Diritti feudali e proprietà

Tra i diritti feudali garantiti al Monastero di San Benedetto, concessi dal Conte di Conversano Goffredo all’abate nel 1098 e di fatto trasmessi alla Badessa con il suo insediamento nel 1266, vi era proprio la gestione del territorio, il quale comprendeva anche le terre del Capitolo di Castellana.
Ingenti le risorse di cui disponevano tra cui masserie produttive con ettari di terreno, bestiame, pascoli, boschi.

“Mostrum Apuliae”

Definizione coniata dagli avvocati del Capitolo di Castellana nella seconda metà del 1700, a risaltare la particolare straordinarietà del fenomeno. La traduzione letterale ai giorni nostri trasformerebbe radicalmente quella che voleva essere l’intenzione di chi la coniò.

Fine del potere badessale

Il 2 maggio del 1810 il decreto di Gioacchino Murat, Re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, abolì la giurisdizione badessale sul clero e sul popolo di Castellana. Sicuramente le cause che portarono il Re all’estrema decisione furono legate alle continue cause, troppo frequenti, aperte a Napoli per risolvere la controversia, la soluzione più rapida fu risolvere il potere badessale, azione non regolare in quanto solo il Papa era preposto come diretto superiore delle suore. Ad ogni modo per volere del re, e tacito assenso del Papa il territorio di Castellana fu aggregato alla Diocesi di Conversano.

Palazzo badessale
Collocato proprio al centro dell’attuale largo San Leone Magno, tra la chiesa matrice dedicata a Papa Leone Magno e la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. Un palazzo che ospitava il vicario badessale, colui a cui era delegata la gestione diretta del territorio, seguendo fedelmente le indicazioni delle badesse. Le mura del palazzo videro solo nel primo tempo la visita delle badesse ma con l’istituzione della clausura non fu più possibile. Il palazzo fu utilizzato successivamente anche come scuola e poi nel tempo distrutto.

Le statue di Dametta e Goffredo
Sul muro laterale della Chiesa matrice nelle nicchie in pietra, tutt’oggi visibili ma lasciate vuote, vi erano collocate due statue in memoria di Goffredo, il Conte che concesse i diritti feudali su Castellana al Monastero di San Benedetto e la statua di Dametta prima badessa, entrambe le statue furono distrutte nel 1810 con la caduta del potere e giurisdizione badessale.

La rete della clausura
Ancora oggi visitabili presso il Monastero di Conversano vi sono le grate che dividevano il mondo interno dal mondo esterno, questa la loro funzione; tal volta si trattava di ringhiere a maglie così strette che non permettevano neanche il passaggio della mano così da poter vietare anche il contatto fisico e quindi anche sentimenti di nostalgia tra le consorelle e quanti come i parenti sceglievano di passare dal monastero per un saluto. Si narra che per ovviare all’impossibilità della stretta di mano, alcune sorelle usavano un pezzo di legno da poter stringere alle estremità. A volte la doppia rete fitta non permetteva neanche una visuale agevole limitandone ancora una volta la possibilità di vedere, così costrette a dover ricorrere al semplice ricordo del visitatore.

Accoglienza delle novizie
L’ingresso in monastero sottendeva la perdita dei propri diritti e libertà personali. A simboleggiare il taglio con il passato l’imposizione di lasciare i propri averi tra cui anche gli abiti, per vivere una vita austera e con i colori dell’ordine, bianco e nero. La perdita della propria identità era rappresentata anche dal taglio dei capelli, nonchè un distacco dalla vita pregressa.

Omaggi e doni
Le visite al Monastero presupponevano la consegna di doni e omaggi alla badessa, prima due lepri e due galline, in seguito dieci paia di colombi e infine denaro, i doni capitolari elargiti alle Badesse a Conversano, testimonianza ne è l’antico volume ‘Conclusioni capitolari’ della Chiesa di san Leone.

LA STORIA DI DOROTEA

Donna Beatrice Acquaviva D’Aragona, nata a Noicattaro nel 1644, com’era costume dei tempi, divenne monaca contro la sua volontà, costretta alla vita monastica e divenne suor Dorotea; fu l’unica protagonista di una fuga d’amore registrata nel monastero di clausura conversanese. A promuovere la fuga fu il cugino Don Rodolfo Carafa, Patrizio Napoletano, Cavaliere dell’Ordine di Malta dal 1669 che di notte dalle mura della clausura portò con se Dorotea per potersi imbarcare verso una nuova vita in direzione di Venezia, fino al 1697 anno nel quale si presume la morte di Don Rodolfo a seguito di un combattimento in guerra.

IL MONASTERO DI SAN BENEDETTO

Risale al 1098 la concessione con la quale il Conte di Conversano Goffredo dispose a favore del Monastero di San Benedetto di Conversano dei diritti feudali sul vicino territorio di Castellana.
Solo nel 1110 diventò abbazia territoriale secondo il volere di Papa Pasquale I che concesse ai monaci conversanesi, il diritto di eleggere autonomamente il proprio abate e di essere soggetta direttamente alla Santa Sede. Un’autonomia che diede la possibilità alla comunità monastica di sciogliere il vincolo che prevedeva sino ad allora l’obbedienza al vescovo locale.
Papa Alessandro IV nel 1256 promulgo la bolla con cui tolse al vescovo di Conversano la giurisdizione ordinaria “in temporalibus et spiritualibus” sul clero di Castellana, conferendola all’abate conversanese. A distanza di qualche anno i monaci abbandonarono l’abazia di Conversano, probabilmente perchè oppostisi al re di Sicilia Manfredi.
L’abazia tornerà ad essere amministrata nel 1266 con le Badesse benedettine cistercensi, ordine monastico di clausura.
Oggi il Monastero è proprietà del Comune di Conversano che ospitata il Museo Civico Archeologico, la sede operativa del Ministero dei Beni Culturali, la Fondazione Giuseppe Di Vagno, l’oratorio della Basilica Cattedrale.

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LA STORIA DELLE BADESSE

Una storia lunga quasi 600 anni. Donne di nobile ceto, obbligate ed indottrinate per secoli fin dalla tenera età al destino della vita monacale, spesso una vita imposta e quasi mai scelta, costrette alla gabbia della clausura. La badessa con legittima concessione divenne “vescovo” di Castellana e tale potere durò ininterrottamente, pur tra controversie e contestazioni, dal 1266 al 1810 nel monastero di San Benedetto in Conversano.
Protagoniste un gruppo di suore benedettine cistercensi, fuggite dalla Grecia, dal monastero di Santa Maria “de Viridario” di Methoni’, che approdarono al porto di Brindisi ed ebbero per volere del Papa Clemente IV, protezione e concessione del Monastero di San Benedetto in Conversano ed annessi poteri e dignità vescovile, sostituendo così di fatto il vescovo; esercitarono l’autorità temporale e spirituale su Castellana e non solo; solo a queste donne era permesso di gestire liberamente, sia i diritti feud ali sulla terra di Castellana, sia quelli canonici ovvero, il destino della Chiesa locale.

ORIGINI DEL PROGETTO

La Pro Loco Castellana Grotte “Don Nicola Pellegrino” nel 2018, lanciò un ambizioso progetto, nel borgo antico; una galleria a cielo aperto visitabile da chiunque in qualsiasi momento dell’anno, accessibile e gratuita. Un’iniziativa che è molto più di un semplice progetto culturale e di valorizzazione urbana: è una sfida al tempo stesso, un viaggio nel passato che riaccende la vita delle antiche porte di legno e ferro, trasformandole in opere di bellezza ritrovata. Tra le stradine del centro storico di Castellana Grotte si nasconde una vera e propria galleria a cielo aperto, dove un gruppo di artisti pugliesi, armati di pennelli, tavolozze e colori, hanno trasformato le vecchie porte d’ingresso di locali ed abitazioni in veri quadri d’autore. Attraverso questa originale operazione culturale e nello stesso tempo di decoro urbano, la Pro Loco mira a far conoscere periodi importanti della storia della città. “La strada delle Badesse” è stata tracciata, ora occorre percorrerla. Dipende solo da noi.

STORIA DEL BACIAMANI

Il bacio come segno di rispetto e devozione, anche segno di soggezione. Una cerimonia esclusivamente maschile che con la legittimazione da pa rte del Papa fu imposto ai preti, tra i quali anche i castellanesi; i quali dovevano prostrarsi alla reggente del Monastero di Conversano. Una cerimonia del “Baciamani per le Badesse”, che pare sia stata introdotta intorno all’anno 1577, fu istituita come s egno di omaggio; evidente testimonianza di soggezione spirituale del clero, alla quale erano obbligati i sacerdoti, occasione per ricordare ai sacerdoti del territorio la diretta obbedienza alle badesse anche con la consegna di una “tassa”.

PUBBLICAZIONE “IL BACIA MANO ANTICO RICETTARIO”

Una pubblicazione realizzata dalla Pro Loco “Don Nicola Pellegrino” di Castellana Grotte, in occasione della seconda edizione delle “Porte della Badessa” che racch iude una sapiente guida per la conoscenza di alcune pagine di storia locale poco note ma altrettanto affascinanti sulla storia delle “Badesse Mitrate” e della cerimonia del “Baciamani” realizzati dal dottor Antonio Fanizzi, studioso di storia locale. Una pubblicazione in un formato originale, in quanto capovolgendo il libro, dalla parte opposta, è ospitato un pregevole studio della professoressa Enza Aurisicchio (rielaborazione del testo pubblicato sulla rivista Riflessioni Umanesimo della Pietra luglio 2003 e 2004 diretta da Nico Blasi edita a Martina Franca) sulle antiche e ghiotte ricette delle monache di clausura del tardo Ottocento, quasi sempre tramandate oralmente di generazione in generazione e che invece, caso raro, questa volta sono riportate in un ricettario compilato nel 1887 da Angelina Brunetti, bisnonna dell’autrice, nonchè studentessa del collegio Vescovile di Conversano retto dalle Benedettine.

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Le Porte delle Badesse terza edizione 2023

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