29 – Badessa – Sacra Imposizione

Donne di nobile ceto, spesso obbligate ed indottrinate per secoli fin dalla tenera età al destino della vita monacale, antica consuetudine che le costringeva nella gabbia della clausura. Dietro le sbarre della clausura forzata, scendevano copiose le lacrime invisibili di queste giovani anime con le ali spezzate. Ricorrenti erano i pensieri di evasione, per molte irrealizzate, restava indelebile una macchia che la società creava nel cuore delle malcapitate, fino alla morte. Le condizioni di segregazione delle monache richiamano uno scenario estremamente attuale. La consapevolezza che il mantenimento di ricchezza e potere non valgono nulla, se si è costretti a non toccare la vita oltre l’inferriata a doppia maglia del portone del monastero. Le giovani monache sono l’archet ipo di una società in cui i giovani sono tenuti in gabbia, votati allo stallo imposto dall’esterno, un’egemonia psicologica fondata su basi errate, insostenibili e ridondanti. Un invito alla libertà di scelta, alla libertà del giudizio, l’allegoria del con trasto immotivato di parte della politica e di una parte della Chiesa. Un sistema globale volti alla privazione dei diritti e al non riconoscimento della libertà individuale, che non necessita di imposizioni inefficaci e di cieli di carta baroccheggianti, fatti di modelli impressionanti e disumani. La chiave è nella consapevolezza della sofferenza altrui per vivere davvero in questa realtà, che è l’unica.

Vito Antonio Lippolis

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